Quantcast
Channel: Breakfast da Donaflor
Viewing all 230 articles
Browse latest View live

CUCINA PUGLIESE: Linguine cu suche de pulpe de pète

$
0
0

Profumi e sapori di mare!

La puntata di oggi della rubrica de l'Italia nel piatto mi delizia particolarmente!
Adoro il mare, adoro i suoi profumi e adoro tutti suoi frutti...cotti, crudi...insomma avrete capito che vivrei di  pesca tutto l'anno!
Il sapore di mare a tavola mi mette sempre di buonumore, mi rallegra, per me è una coccola come per un'altra potrebbe essere il cioccolato, mi fa assaporare l'aria estiva anche se fuori piove a dirotto!
Con lo spaghetto, in frittura, arrosto, in umido, l'insalata, gratinato, lesso, al vapore, impanato, marinato, al forno, alla griglia, in brodo, al cartoccio, in bianco, con il pomodoro, con le patate, con le verdure, ecc., ah dimenticavo...e volete mettere un piattino di crudo (per me al primo posto)!!!
Insomma tantissimi sono i modi per preparare il pesce, ma bastano anche solo pochissimi ingredienti per rendere eccellente un piatto a base di mare!!! 

Il tema di oggi è appunto il pesce (molluschi, crostacei) e nella mia cucina trovate Sua Maestà Il Polpo con un piatto di Linguine cu suche de pulpe de pète (Linguine con sugo di polpi di pietra o di scoglio).

I polpi da mangiare crudi sono quelli piccoli e tassativamente di scoglio, vengono pescati dalle barchette e ...beh, ah, oh, ehm, uhm,  anche da me, maglia rosa della pesca di polpi, scherzo ovviamente, in parte però eh! 
In estate, con il nostro gommone, mi diverto insieme ad amici a fare gare di pesca di polpi e secondo voi chi ne pesca di più???
I piccoli li facciamo fuori subito crudi, i più grandi li facciamo cotti in vari modi, entrambi  previa arricciatura con una tecnica unica al mondo tramandata da secoli.
Una attestazione sicura di questo rito ce la dà Ateneo: "Plecté poliùpodos piléses""tentacoli di polpo sbattuto"; una Decretazione decurionale di Bari del 1513, tra l'altro menziona "il polpo rizzuro" (= arricciato).
Il privilegio di tale operazione l'hanno i pescatori baresi, molesi (beh, anche se di adozione, sono una molese eh!) e molfettesi.
Per arricciare un polpo bisogna: 1) asportare la tasca del nero; 2)asportare la membrana tentacolare superiore;3) battere il polpo su una lastra di pietra con una paletta di legno; 4) sbattere con forza il polpo sulla lastra o sullo scoglio; l'operazione viene ripetuta più volte. La cottura "meccanica"è quasi raggiunta; 5) tenendo il polpo per il sacco, strisciarlo leggermente sullo scoglio, con un movimento di andirivieni, per almeno un quarto d'ora; 6) il polpo, meglio insieme ad altri polpi, visto il lavoro, viene adagiato in un cesto piatto e fatto dondolare da un bordo all'altro del cesto. I cirri o tentacoli, che prima erano flaccidi e snervati, ora si attorcigliano e prendono forma di buccoli. L'operazione completa dura circa due ore.
E sfacciatamente queste rosette di mare vengono addentate!
L'operazione dell'arricciatura serve per rendere il polpo bello tenero e croccante.
Avevo già  descritto questo mollusco qui in questo post e vi riporto la simpatica poesia di Vito Bellomo:

La malasort du pulp bares (La malasorte del polpo barese)

La malasort du pulp bares
‘Mmènz a tutt l’anmàl ca stònn o’mùnn
stè iùn ca ind a’mmàr, a’ffùnn a’ffùnn,
pass la vita sò jìnd a nu mod stran,
dìscjn ca iè fess e ca mà advent’anziàn.....
......U pulp!Tìnr d’cor, d’la plòs iè‘nnamràt
e stu fatt, sop alla terr, tant s’ha sputtanàt,
ca p’pizzcàu non gj’vol tand’esperiènz,
avàst nu spag, nu stezz d’plòs e la pascènz.
La chèdd du pulp,allòr, iè na vit’amàr,
ma u’chiù sfrtnàt iè cudd ca nàscj a Bbàr:
la vita so, iè normàl, all’ald vànn d’la tèrr,
ma ddò p’jìdd iè na traggèdj, iè pèscj d'na uèrr.
Appèn ven pizzcàt, accòm ved la prima lùscj,
all’anvàm nu muèzzc’ngàp, angòr s’n’fùscj;
e minz stirdsciùt, pu dlòr e pu scjkànd,
ind a’nnudd s’send’trà tutt l’malàndr.
Non fàscj’attìmb a pnzà: ”Ma cuss iè mmàtt?”...
Ca u’Barès u’auànd e u’accmmènz a sbatt
k’tutt la forz e l’nirv sop all chiangùn,
l’cirr s’arrzzèscjn e ièss tanda scjkùm.
La tortùr non ha frnùt, u Barès insìst
e fort scduèscj u’pulp ind o’canìstr:
cert, p’tutt esìst la nascìt, la vit e la mort,
ma chedd du pulp barès iè na vera malasòrt!

Traduzione in italiano

La malasorte del polpo barese
Fra tutti gli animali che esistono al mondo
ce n'è uno che, nel mare più profondo,
vive la sua vita in un modo strano,
dicono sia un ingenuo e che mai diventi anziano.
.....Il polpo, tenero di cuore, è,del gambero, innamorato
e sulla terra, questo, è tanto noto,
che, per pescarlo, non occorre tanta esperienza:
basta uno spago, un pezzo di gambero e la pazienza.
Quella del polpo è, allora, una vita amara,
ma il più sfortunato è quello che nasce a Bari:
la sua vita è normale, nel resto della terra,
ma qui,per lui, è peggio di una guerra!
Appena viene pescato e vede la prima luce,
subito un morso in testa, perchè non scivoli via;
e, mezzo stordito dal dolore e dallo spavento,
in un attimo si sente già svuotare il ventre.
Non ce la fa più e pensa:-Ma questo è matto!-
Ma il Barese lo afferra e comincia a sbatterlo
con tutta la forza e i nervi sugli scogli,
i tentacoli si arricciano e fanno tanta schiuma.
La tortura non è finita, il Barese insiste,
e con forza muove il polpo dentro un cesto;
certo,per tutti esistono la nascita, la vita e la morte,
ma quella del polpo barese è una vera malasorte! 

Un abbraccio MILENA

Notizie da La cucina pugliese di Luigi Sada

Ecco la ricetta : 
Linguine con sugo di polpi di pietra o di scoglio




















Ingredienti:

500 g. circa di polpo
400 g. di pomodori ciliegia o pelati
1 cipolla
1 spicchio di aglio
olio evo q.b.
1/2 bicchiere di vino
prezzemolo fresco tritato
peperoncino (a piacere)
sale
250 g. di linguine o spaghetti
Procedimento:

In un tegame soffriggere nell'olio evo la cipolla e l'aglio tritati, aggiungere il polpo a pezzi, far rosolare per qualche minuto, sfumare con il vino, aggiungere una punta di peperoncino, chiudere con il coperchio e far cuocere per circa 15 minuti, poi versare i pomodori tagliati a pezzi o i pelati, aggiustare di sale portare a cottura, prova assaggio.

Lessare la pasta, scolare al dente e far saltare nel tegame del polpo.
Impiattare con prezzemolo fresco tritato.



https://www.facebook.com/LItaliaNelPiatto


http://litalianelpiatto.blogspot.it/

Andiamo a curiosare nelle cucine delle altre regioni e gustiamoci le loro bontà:

Friuli-Venezia Giulia: Sope di pes di Maran

Veneto: Bigoli in salsa di alici

Lombardia: Risotto con filetti di pesce persico

   

Toscana: Seppie in zimino





Lazio: Timballo di alici e scarola

Campania: Alici indorate e fritte 

Basilicata: Alici alla scapece

Puglia: Linguine cu suche de pulpe de pète 




Ed ora siamo lieti di annunciarvi la ricetta vincitrice del contest dedicato al carnevale:

Le orecchie di coniglio del blog http://mifaiunmuffin.blogspot.it/2015/02/orecchie-di-coniglio-frittelle-di.html

Complimenti, bellissima e golosa ricetta!




Le Crescentine (o Tigelle) modenesi

$
0
0
Viste e non viste!!!
Eh si...quando c'è un gruppo di ragazzi super affamati, già..loro sono sempre affamati, non ti danno neanche il tempo di servirle belle ripiene a tavola!
E le foto? "E ma ora devi fare le foto...? Ma daaaai... ora si raffreddano...?"
E gnammete, gnammete!

Insomma avrete capito che sono andate a ruba, una tira l'altro! Per miracolo sono riuscita a fare queste misere foto!

Finalmente riesco a postare le famose Crescentine o dette anche, ma erroneamente, Tigelle.
La Crescentina è un tradizionale pane della zona di Modena, preparata con farina, acqua e lievito e con varianti di aggiunta di strutto oppure olio, o latte, oppure panna. Una volta venivano cotte appunto nelle tigelle (da qui l'uso ormai diffuso di chiamarle tigelle) che erano dei dischi di terracotta fatte con terra di castagneto triturata molto sottile e modellata in uno stampo di legno con delle incisioni in bassorilievo di figure geometriche o floreali che rimanevano poi stampate sui dischi di pasta durante la cottura. I dischi di pasta lievitata venivano alternati con le tigelle arroventate prima nel camino e le foglie di castagno o di noce.
Eh...posso solo immaginare il profumo delle crescentine di una volta!

Oggi per la cottura delle crescentine si usa una piastra doppia con all'interno le forme per inserire i dischi di pasta, in mancanza di tale piastra va bene anche un tegame antiaderente con l'accortezza di girare i dischi di pasta per cuocerle da ambo le parti.
Sono buonissime farcite con salumi vari ma soprattutto con il pesto modenese detto anche cunza...lardo tritato sottile e condito con aglio, rosmarino e Parmigiano Reggiano, praticamente una goduria incredile, roba da leccarsi i baffi!!!  
Le ho preparate  per una cena con amici di mio figlio...e ringrazio ancora tanto uno di loro, Maurizio, modenese doc, per il graditissimo regalo della tigelliera!
Amiche emiliane...consigli...suggerimenti?

Un abbraccio MILENA









E questo è il pesto modenese fatto con il lardo... foto bruttissima, ma il pesto era di un buono incredibile!


Ingredienti:

1 kg. di farina 00
1 cubetto di lievito di birra
1/2 litro circa di latte tiepido (o acqua)
1 cucchiaio di sale fino
un po' di strutto oppure olio

Per la farcitura:

salumi vari:
salame
mortadella
prosciutto cotto
prosciutto crudo
coppata
formaggi affettati

Per il pesto modenese:

lardo tritato e condito con aglio, rosmarino e Parmigiano Reggiano

Procedimento:

Mettere la farina a fontana sulla spianatoia, scioglier in poco latte tiepido il lievito di birra e metterlo al centro della farina, in un angolo esterno mettere il sale che non deve essere a contatto con il lievito all'inizio, aggiungere pian piano il resto del latte e cominciare ad impastare fino a quando diventa una pasta bella liscia. Coprire con un canovaccio e mettere a lievitare in un posto non ventilato, io di solito metto nel forno spento e chiuso, fino al raddoppio, ci vorranno circa 2 ore più o meno.
Poi stendere la pasta non troppo sottile e formare con lo stampino in dotazione alla piastra ( in mancanza va bene anche un bicchiere) i dischi di pasta, lasciare riposare ancora una mezz'ora circa e poi cuocere nella piastra per 2-3 minuti capovolgendola per far cuocere da ambo le parti.
Una volta cotti, farcire a piacere.

CUCINA PUGLIESE: Torta Pasticciotto

$
0
0
Lo sentite oggi il profumo che emanano le nostre cucine?!
Profumi di casa, profumi di una volta, profumi di antiche ricette, a volte dimenticate o perse, altre volte...e per fortuna, ancora  proposte e tramandate da mamme, zie, nonne!!!
Oggi puntata super, un itinerario goloso fra le leccornie delle nostre regioni, infatti il tema è:

Torte rustiche dolci - Dolci da credenza ...dolci semplici, poveri ma forse proprio per questo così ricchi di sapori e profumi che ci riportano magari indietro nel tempo, che caratterizzano la cucina tradizionale, che con pochi ingredienti riescono sempre a sorprenderci per la loro bontà!

La mia cucina vi propone la Torta Pasticciotto, versione rotonda dei classici e famosissimi Pasticciotti in versione mignon nelle classiche formine ovali.
Uno scrigno che custodisce un gioiello...una frolla friabilissima, rigorosamente preparata con lo strutto, regala al palato una fragranza incredibile e che racchiude una golosa crema pasticcera profumata al limone...!

E' il dolce per eccellenza del Salento, dove tutte le pasticcerie ne fanno bella mostra nelle loro vetrine, il dolce che il turista non deve assolutamente perdersi trovandosi in zona, il dolce della prima colazione con la C maiuscola e  degnamente servito anche alla fine del pranzo domenicale!
Per i salentini è consuetudine offrire questo dolce in occasioni allegre o dolorose, infatti vengono offerti come "cùnsulu" cioè come colazione consolatrice in caso di lutto in famiglia.

Un primo documento testimonia che il pasticciotto è risalente al 1707, come si scopre nell'archivio della Curia vescovile di Nardò, nell'inventario stilato il 27 luglio 1707 in occasione della morte di Mons. Orazio Fortunato, tra le altre masserizie compaiono:"barchiglie di rame da far pasticciotto numero otto".
Un'altra versione vede la nascita del pasticciotto nel 1745 a Galatina nella bottega della famiglia Ascalone durante i festeggiamenti di San Paolo, guaritore delle tarantate. Nicola Ascalone si tormentava per portare innovazione e originalità nella sua bottega di pasticceria in quel periodo critico della sua attività e tra una torta ed un dolce si ritrovò tra le mani poco impasto e poca crema che non sarebbero bastati a preparare un'altra torta. Decise comunque di utilizzare quei resti mettendoli in un piccolo contenitore di rame realizzando così una piccolissima torta di crema che lui stesso definì un pasticcio. Messo in forno ugualmente, lo regalò poi ad un passante al quale piacque così tanto che ne ordinò altri da portare in famiglia. Insomma, fu subito un successo e da quel giorno nacque "il pasticciotto de lu Scalone"che divenne un dolce tipico salentino.

Quale sia la versione giusta...non si sa, di sicuro è che il pasticciotto è di una golosità unica!!!

La città di Lecce lo ha riconosciuto come dolce tipico leccese ed è presente nell'elenco dei prodotti agroalimentare tradizionali redatto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (ai sensi dell'art.8 del D.Lgs. 30 aprile 1998, n.173)
Notizie da wikipedia

Un abbraccio MILENA


Torta Pasticciotto
























Ingredienti:

per la frolla:

600 g. di farina 00
250 g. di zucchero
250 g. di strutto
3 uova
2 bucce grattugiate di limone
1 cucchiaio di lievito per dolci o bicarbonato di ammonio
albume d'uovo per spennellare

per la crema pasticcera:

1 l. di latte
100 g. di farina
200 g. di zucchero
6 tuorli d'uovo
2 bucce grattugiate di limone

Procedimento:

Preparare la crema pasticcera che deve essere abbastanza fredda e sostenuta prima di farcire la torta.
Nel tegame versare la farina e lo zucchero, miscelare, poi aggiungere a filo il latte ed amalgamare gli ingredienti, sbattere leggermente i tuorli e versarli nel composto sempre mescolando, infine grattugiare direttamente nel tegame le bucce di limone, portare sul fuoco e far addensare sempre mescolando con un cucchiaio di legno e far raffreddare completamente, meglio poi passare in frigo.

Poi preparare la frolla versando a fontana la farina sulla spianatoia, al centro inserire lo zucchero, le uova leggermente sbattute, lo strutto le bucce grattugiate di limone e il lievito o il bicarbonato di ammonio, impastare velocemente fino a far diventare l'impasto bello liscio e setoso, formare una palla, avvolgere in pellicola e mettere a riposare in frigo almeno per un'oretta, si può anche prepararlo la sera prima, tenendolo in frigo la notte.

Riprendere la frolla dal frigo, dividere in due parti, una sarà un po' più grande, stendere a disco col mattarello mettendo l'impasto fra due fogli di carta da forno, adagiare il disco di frolla più grande in un tegame con diam. 30 cm. facendo fuoriuscire i bordi, cospargere di crema pasticcera ormai fredda e soda, coprire con l'altro disco di frolla chiudendo i bordi ed eliminando la pasta in eccesso.
Infornare a 200° circa per 30-40 minuti e fino a doratura completa della torta.





Non perdetevi le altre ricette:

Trentino-Alto Adige:  Torta Rosengarten

Friuli-Venezia Giulia: Crostata con la zucca 

Lombardia: La Torta Bertuldina

Veneto: Focaccia veneta




Toscana: Berlingozzo fiorentino e pratese


  


Basilicata: Pane semidolce - il puccillato di Castelluccio

Campania: Torta Caprese








CUCINA PUGLIESE: Taradde ch-u scèleppe

$
0
0

Eh si...proprio vero, la fretta, cattiva consigliera, a volte quando si è alle prese con qualcosa per la prima volta e frettolosamente, come una ricetta ... riesce male!!! Eppure quante volte ho visto lei, mia madre, preparare ad occhi chiusi e con maestria questi taralli, praticamente  a Pasqua erano immancabili sulla nostra tavola.
Stessi gesti, stesse scene, ogni anno si perpetuava "la devozione", già,  per lei preparare i piatti tradizionali delle feste era devozione!
Tornando alla fretta, beh è proprio la fretta che mi ha fregata, le dosi sono quelle appuntate sul suo vecchio quaderno di 40 o 50 anni fa, ancora gelosamente custodito dalla mia gemella, il sapore e la bellezza dei  taralli di mia madre me li ricordo ancora...eccome se me li ricordo! Sicuramente è andato storto qualcosa con il procedimento, la lavorazione,  i tempi...appunto, i tempi stringono, si fa di fretta e si sbaglia! Ma sbagliando si impara, ho voluto rifarli per la seconda volta, con più calma ed il risultato appena migliorato , ma... per arrivare alla bellezza e di conseguenza alla fragranza dei suoi...ce ne vuole! Ritenterò!

Oggi appuntamento imperdibile della rubrica de L'Italia nel piatto che vi propone ricette tradizionali pasquali!

Sulla mia tavola trovate appunto  Taradde ch-u scèleppe (Taralli con giulebbe).

Sono dei taralli glassati tipici del periodo pasquale, fanno bella mostra in tutte le pasticcerie e panetterie ed ogni famiglia, con piccole varianti, ne prepara in abbondanza per la Santa Pasqua.

A Bari  pare  che il giorno del Venerdì Santo venivano usati durante la processione dei "Misteri" dai bambini vestiti da "uerrìire" (guerrieri romani) che li mangiavano per sedare la fame durante le lunghe ore della processione.


Un abbraccio MILENA












Buona Pasqua a tutti voi!


...un grazie speciale a Mariarita per l'alzatina e le uova decorate...bellissime!


Ingredienti:

per i taralli:

500 g. di farina 00
4 uova grandi
50 g. di olio evo
75 g. di zucchero
2 pizzichi di sale
1 punta di cucchiaino di bicarbonato di ammonio
1/2 bicchierino di alcool

per il giulebbe:

500 g. di zucchero
150 ml. circa di acqua
1 albume montato
gocce di limone




Procedimento:
per i taralli:

In una coppa montare le uova con le fruste, aggiungere man mano lo zucchero, l'olio evo, il sale, il bicarbonato e l'alcool,   poi versare poco alla volta la farina setacciata e lavorare fino a quando le fruste fanno fatica. A questo punto trasferire il composto sulla spianatoia che verrà unta di olio per facilitare la lavorazione, l'impasto risulta molto colloso e appiccicoso, eventualmente aggiungere ancora poca farina ed ungersi le mani di olio se necessario e lavorare fino a quando la massa si presenta abbastanza soffice e gonfia presentando delle bollicine. Ora si possono preparare i taralli, tagliare dei pezzi, fare dei rotolini spessi circa 2 o 3 cm. e formare tutte le  ciambelline,  nel frattempo portare sul gas una pentola con acqua,  quando sul fondo della pentola si vede un accenno di bollicine si calano i taralli, tre o quattro alla volta, aspettare che salgano a galla e scolarli, l'importante è che l'acqua non deve mai bollire, se inizia a bollire aggiungere poca acqua fredda. I taralli scolati verranno man mano adagiati su  un canovaccio pulito, una volta terminata la cottura di tutti i taralli, coprirli con un altro canovaccio e metterli ad asciugare in luogo riparato, io li ho messi nel forno spento, per almeno 5 o 6 ore, ma meglio tutta la notte.
A questo punto con un coltello affilato bisogna dare un taglio per tutta la circonferenza dei taralli che permetterà di cuocere meglio all'interno e dare la classica forma, disporli su una teglia coperta da carta da forno ed infornare per i primi 10-15 minuti a  200° circa, si vedranno i taralli lievitati e poi abbassare la temperatura a 180° per permettere la cottura completa, saranno pronti quando avranno un bel colorito dorato. Sfornare e mettere a raffreddare.

per la glassa:

Mettere lo zucchero in un tegame con lo zucchero e l'acqua e porre sul fuoco, far liquefare fino a quando arriva filo, ci accorgiamo del momento giusto per spegnere quando, mettendo fra due dita una goccia di liquido ed allargando si forma un filo. Nel frattempo avremo montato benissimo a neve l'albume con qualche goccia di limone, che aggiungeremo al giulebbe e frulleremo il tutto.

Ora si possono calare i taralli nel giulebbe oppure spennellarli  per glassarli.






Ed ora andiamo a scoprire le ricette delle altre regioni:

 Valle d'Aosta: Frittata di patate e ortiche http://www.atuttopepe.ifood.it/2015/04/frittata-di-pa…sta-nel-piatto.html






Toscana: Coniglio pasqualino (o in carciofaia)



Abruzzo: :Cuori,Pupe e Cavalli di Pasqua http://ilmondodibetty.it/cuoripupe-e-cavalli-di-pasqua.html
  


Campania: Minestra Maritata di Pasqua 

  
Basilicata: Pane di Pasqua salato


  

Complimenti al blog Fornelli profumati  per aver vinto, con la sua ricetta delle sarde a beccafico il nostro contest sui piatti di pesce!


CUCINA PUGLIESE: Piselli e carciofi ripieni

$
0
0
L'appuntamento di oggi della rubrica L'Italia nel piatto è tutto dedicato ai prodotti e ricette primaverili, piatti leggeri, freschi e genuini.

La Puglia...terra di carciofi ma, anche piselli, fave, fagioli, lenticchie, ceci, sono prodotti di colture di antica  tradizione agricola pugliese.
La mia proposta è un piatto tipico barese, Carciofi ripieni con i piselli freschi, un binomio perfetto che unisce il sapore un po' amarognolo dei carciofi al gusto dolciastro dei piselli, insomma ne nasce un piatto davvero squisito, sano e nutriente.
I piselli freschi insieme alle fave fresche, in questo periodo dominano le nostre tavole, ne facciamo scorte soprattutto di piselli che raccolti e puliti, vengono surgelati per poi gustarne a piacere in svariate preparazioni!
Andiamo allora a vedere la ricetta!

Un abbraccio MILENA











Ingredienti:

6 carciofi
1/2 kg. di piselli freschi
1 cipolla
olio evo
sale e pepe
1 limone

per il ripieno:

2 uova
formaggio pecorino grattugiato
poco pane raffermo
prezzemolo
sale e pepe
1 spicchio di aglio tritato
Procedimento:

Pulire i carciofi togliendo le foglie più dure, pareggiare la base in modo che poi stiano ben seduti nel tegame ed allargare il centro, pulire e tagliare a pezzi anche la parte superiore e tenera del gambo e mettere il tutto per un po' in una coppa acidulata con il limone.
In una pentola mettere a soffriggere nell'olio evo per un pò la cipolla tritata , aggiungere poi i piselli freschi, coprire di acqua e far cuocere per circa 20 minuti a fuoco medio.Nel frattempo preparare il ripieno che non sarà molto sodo, in una ciotola sbattere le uova, aggiungere sale, pepe, prezzemolo tritato, formaggio pecorino grattugiato ed il pane che sarà stato ammollato in acqua e strizzato e riempire i carciofi  ben scolati. Nel tegame dei piselli aggiungere poi i pezzi tagliati del gambi ed i carciofi ripieni, se necessario aggiungere altra acqua lasciando scoperta la parte del ripieno e portare a cottura.






Ecco i profumi e sapori delle altre regioni:

Valle d'Aosta:  Risotto al burro e fiori di rosmarino http://www.atuttopepe.ifood.it/2015/04/risotto-al-bur…sta-nel-piatto.html
   
Friuli-Venezia Giulia: Asparago bianco del Friuli Venezia Giulia

Liguria:  l'asparago violetto d'Albenga e una ricetta con le uova  http://arbanelladibasilico.blogspot.com/2015/04/litalia-nel-piatto-ricette-e-prodotti.html
   

Toscana: Garmugia

 Umbria: Umbricelli con sugo di asparagi selvatici http://www.dueamicheincucina.ifood.it/2015/04/umbricelli-al-…ragi-selvatici.html

Abruzzo: Il Carciofo di Cupello http://ilmondodibetty.it/il-carciofo-di…lia-nel-piatto.html

Molise: Piselli casce e ova

  

CUCINA PUGLIESE: La focaccia alla barese

$
0
0

Altro giro gastronomico di ricette tipiche regionali...ideali da preparare per una gitarella fuori porta, al mare, in campagna, in montagna, insomma piatti facili da trasportare e da gustare all'aria aperta!
Il tema di oggi della rubrica L'Italia nel piatto è appunto: Il pic nic!

Non ho avuto dubbi su cosa preparare per questo appuntamento...la focaccia barese, un'emblema della cucina tipica barese, il cibo da strada per eccellenza, il cibo che..."oggi si va al mare, allora una ruota di focaccia e..via", il cibo che allieta ogni pranzo, cena, spuntino e merenda, insomma il cibo che tutti, ma proprio tutti adoriamo!
Alta o bassa, con patate o senza, semplice o farcita, accompagnata da un'ottima birra fresca, è sempre presente sulle nostre tavole pugliesi!
Ma è soprattutto a Bari che c'è il culto della focaccia...bassa, semplicemente con pomodori olive baresane, origano e...tanto oleosa, praticamente una goduria!
Non è facile arrivare al risultato delle focacce che si possono gustare nei vari panifici sparsi nella città, ma devo dire che con questa  mi sono avvicinata parecchio!

Un abbraccio MILENA





















Ingredienti:

1/2 kg. di farina 00
15 g. di lievito di birra
1 cucchiaio raso di sale fino
1 cucchiaino di zucchero
350 ml. circa di acqua tiepida
olio evo q.b.
origano
olive baresane in acqua ( ma vanno bene anche altri tipi di olive)
pomodori ciliegia o pomodori di stagione
qualche cucchiaio di passata di pomodoro (facoltativo)

Procedimento:

Sciogliere il lievito in mezzo bicchiere di acqua tiepida, mettere la farina a fontana sulla spianatoia, al centro versare lo zucchero, il lievito sciolto ed in un angolo esterno alla farina aggiungere il sale, man mano che si versa l'acqua al centro impastare e lavorare un po, l'impasto non deve risultare ne troppo duro ma nemmeno liquido, insomma deve essere abbastanza morbido e liscio.
In un tegame di 40 cm. di diametro versare l'olio evo in modo da coprire tutto il fondo, adagiare l'impasto al centro, coprire con un canovaccio e mettere nel forno spento e chiuso a lievitare per circa 2 ore.
Quando la massa è lievitata allargarla delicatamente con le dita facendo delle fossette, cospargere a piacere un po' di passata di pomodoro su tutta la superficie,oppure solo le ciliegine tagliate a metà, questa operazione è bene farla direttamente sulla focaccia in modo che tutto il succo dei pomodori non si perda, poi origano, olive, un pizzico di sale ed irrorare con un filo di ottimo olio evo, mettere a riposare ancora per 15-20 minuti e poi infornare alla massima temperatura in forno statico,il mio arriva a 250°, per 5-10 minuti sul fondo del forno, poi passare la teglia a metà livello per altri 20 minuti circa o fino a completa doratura.
I bordi saranno bruciacchiati ed il centro deve rimanere più soffice...sarà questo il momento di sfornare!





Vediamo ora le delizie che hanno preparato le altre regioni:

 Trentino-Alto Adige: La Pinza di Donna Simonahttp://www.afiammadolce.ifood.it/2015/05/la-pinza-di-donna-simona.html


Lombardia: Frittata con le cipolle (Fritada cun le sigule)



Toscana: Pan del pescatore
  



Campania: Frittata di spaghetti alla napoletana



Calabria:Pitta ripiena con tonno e cipolle rosse di Tropea

Carciofini sott'olio

$
0
0

Tempo di carciofini... approfittiamo allora a farne conserve per gustarli poi a piacere durante l'anno!
Ma vaaaa...durante l'anno?
Ancora prima di bollirli, padre e figlio hanno cominciato a mangiarne crudi, erano piccoli piccoli, una volta bolliti, altro round...essì perché a mio figlio non piacciono sott'olio, ovviamente il marito continua a fargli compagnia nonostante la mia lotta a cacciarli via dalla cucina!
Morale...da 100 carciofini a malapena ne sono usciti quattro vasettini...troppo pochi! Beh...spero di farne ancora!

La primavera è il periodo giusto per conservare questo splendido prodotto della terra, sono ideali per farcire gustosi panini e da servire come antipasto o contorno!
Vi assicuro che il lavoro viene ricompensato dalla loro speciale bontà!


















Ingredienti:

100 carciofini (quasi)
1 l. di aceto di vino bianco
1 kg. di limoni
olio evo
aglio
prezzemolo o menta
pepe in grani o peperoncino
sale

Procedimento:

Munirsi per prima cosa di guanti per non ritrovarsi poi le mani annerite e di tanta pazienza!.
Preparare una coppa grande con acqua fredda e il succo dei limoni, mettere anche le bucce dei limoni.
Cominciare a pulire i carciofini eliminando le foglie esterne, tagliare le punte e le basi arrotondando a cono, immergerli nell'acqua acidulata di limoni per un po'.
Nel frattempo mettere a bollire 1 l. di aceto con 1 l. acqua (oppure meno acqua se vi piace più il sapore dell'aceto) ed una manciatina di sale, quando bolle versare i carciofini che saranno stati ben scolati, aspettare che riprende il bollore e farli cuocere per 3 o 4 minuti (dipende dalla grandezza, i miei erano davvero mignon e li ho tenuti appena 3 minuti dal bollore).
Scolarli e metterli ad asciugare per circa un'ora nello scolapasta coperto con un canovaccio oppure sistemarli tutti a testa in giù su un canovaccio e coperti con un altro canovaccio.
Una volta freddati sistemarli nei vasetti puliti e sterilizzati comprimendoli delicatamente e  alternandoli a piacere con aglio, prezzemolo o menta, pepe in grani o peperoncino.
Coprire di ottimo olio evo e fare attenzione prima di riporli di controllare il livello dell'olio, nel caso aggiungerne fino a coprirli.

Ho fatto una prova con due vasetti senza olio e condimento, per accontentare mio figlio!
Una parte di carciofini li ho scolati bene bene ed ancora caldi li ho invasati, capovolgendo subito i barattolini, ovviamente per un consumo brevissimo, ma la prossima volta, dopo aver chiuso bene i vasetti li metterò a sterilizzare per avere una scadenza maggiore di consumo.

CUCINA PUGLIESE: Ciliegie sotto spirito

$
0
0
"Una tira l'altra".
Quante volte abbiamo detto o sentito dire questa frase con riferimento ad una leccornia a cui non sappiamo resistere, che mangeremmo volentieri all'infinito, senza sosta.
"Come le ciliegie".
Golose, invitanti, dolci, con quel colore rosso festaiolo a dare rapidamente un tocco di allegria!

La puntata di oggi della rubrica L'Italia nel piatto è dedicata alla frutta e verdura igp o della zona e non potevo non proporvi appunto le ciliegie, frutta tipica pugliese di questo periodo che arricchisce le nostre tavole!

In Puglia la coltura delle ciliegie si caratterizza quasi in ogni campo e, se un tempo era contenuta entro i limiti produttivi adeguati ai fabbisogni familiari dei coltivatori, oggi invece ha assunto un ampliamento sorprendente e importanza economico-sociale soprattutto negli agri di Conversano, Castellana, Turi, Casamassima e Sammichele nonché in quelli di Ruvo, Molfetta e Bisceglie.
Molteplici sono le varietà di ciliegie che si coltivano in Puglia ma è la ciliegia "Ferrovia" di Turi che la fa da padrona, è la regina, è quella che si fa attendere e desiderare!
Una ciliegia polposa e profumata, apprezzata ormai in tutto il mondo,.
Le prime notizie della ciliegia ferrovia si hanno nel 1935.
Diverse sono le versioni sulle sue origini: gli abitanti del vicino comune di Sammichele rivendicano la sua derivazione dal nome dato ad un albero nato da un nocciolo vicino ad un binario della stazione del paese; un'altra ipotesi è che il nome derivi dal fatto che il frutto si manteneva bene durante i trasporti ferroviari per l'esportazione. Certo è che l'albero nacque da un nocciolo arrivato qui forse da qualche migrante o soldato tedesco ( la pianta dovrebbe essere di origine tedesca).
La massima raccolta si ha a fine maggio-inizio giugno,
I frutti hanno una particolare forma a cuore, sono di un colore rosso vivo e la polpa è soda e dolce.
Nel mese di giugno a Turi si tiene anche una sagra dedicata a questo prezioso frutto.
In cucina le ciliege si prestano a svariate preparazioni di dolci, confetture, mostarde, sotto spirito o con la grappa o maraschino.

CILIEGIE SOTTO SPIRITO

Di solito preparo le ciliegie sotto spirito con la qualità "Ferrovia" che sono belle grosse, polpose e sode, ma bisogna aspettare fine maggio o inizio giugno.
Questa volta ho iniziato con le prime ciliege, ma ho fatto giusto un vasetto, sicuramente non appena saranno disponibili le ferrovia a fine mese ne farò ancora di ciliege sotto spirito, o con la grappa, ottime da gustare ai primi freddi invernali...se arrivano!

Un abbraccio MILENA
















E queste le famose ciliegie "Ferrovia", foto scattate lo scorso anno nella campagna di una cara amica! 








Ingredienti:

ciliegie
alcool a 90°
1-2 cucchiai di zucchero per vaso
zeste di limone (facoltativo)

Procedimento:

Scegliere delle belle ciliegie, devono essere sode, polpose e non ammaccate, tagliare il picciolo in modo che resti attaccato alla ciliegia circa un cm., lavarle bene e delicatamente, asciugarle, disporre nei vasetti pressando appena senza romperle, aggiungere un cucchiaio di zucchero e a piacere zeste di limone fresco e non trattato, riempire i vasetti di alcool fino a coprire le ciliegie e chiudere ermeticamente.
Attendere un paio di mesi prima di consumare.







Andiamo a scoprire ora prodotti e ricette delle altre regioni:

  
Friuli-Venezia Giulia: Mela Zeuka 

Veneto: Quiche di bietole alla veneziana e pomodorini

Lombardia: Mela della Valtellina e Pera di Mantova IGP

   
Emilia Romagna: Clafoutis al cioccolato con pere dell'Emilia Romagna IGP http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2015/05/clafoutis-al-cioccolato-e-pere.html

Toscana: La cipolla di Certaldo nell'insalata di tonno e fagioli
  
Umbria: Gnocchi di patate rosse di Colfiorito IGP alle erbe campagnole dell'Umbria   

Abruzzo:La Carota del Fucino IGP http://ilmondodibetty.it/la-carota-del-fucino-igp/

Molise: La Limoncella del Molise - Limoncelle al forno



Basilicata: Torta di fragole Candonga


Calabria:Cipolle di Tropea IGP in agrodolce

Sicilia: La carota novella di Ispica IGP 
  



Rana Pescatrice con patate al forno

$
0
0
Buon venerdì a tutti!

Oggi un piatto a base di pesce... la rana pescatrice, un pesce freschissimo che adoro per la sua polpa  saporita morbida e tipicamente succosa, da questo punto di vista, più simile alla carne di un crostaceo che a quella di un pesce!
A proposito...sapete perché si chiama rana pescatrice? Sul dorso ha una pinna con un ciuffetto lobato, come se fosse una canna da pesca, per cui quando una preda si avvicina attratta dalla finta esca, la rana pescatrice ne approfitta per ingoiare l'animale caduto nel trabocchetto!

L'ho preparata semplicemente, senza tanti fronzoli, al forno con le patate e ne è uscito un ottimo e gustoso secondo!

Un abbraccio Milena  
















Ingredienti:

1 rana pescatrice fresca da circa 800 g.
4-5 patate
1 decina di pomodorini ciliegini
2 spicchietti di aglio
olio evo
prezzemolo
sale e pepe

Procedimento:

Sappiate che questo pesce si riduce molto durante la cottura, si  mangia solo la coda, anche se io adoro spolparmi la testa,  per cui regolatevi per la quantità!

Pulire il pesce eliminando le interiora e tagliando con una buona forbice da cucina la bocca, io non l'ho spellato perchè penso che rimane più umido e saporito, tanto una volta cotto si spella benissimo, ma se volete potete eliminare la pelle prima della cottura con un semplice strappo e poi lavarlo velocemente. In un tegame versare un filo di olio evo, disporre le fette di patate, condite con olio evo, aglio e prezzemolo tritati finemente, sale e pepe, disporre, sopra le patate, il pesce condito sempre con olio, aglio prezzemolo, sale e pepe ed infornare a 180°-200°  per circa un'ora.





CUCINA PUGLIESE: A Bandir (La bandiera)

$
0
0
Oggi si celebra, come ogni anno, la festa della Repubblica italiana, che per molti ha ancora un significato profondo.
Il 2 giugno del 1946 in Italia si tenne il referendum istituzionale a suffragio universale che, per la prima volta, portò anche le donne alle urne insieme ai cittadini di sesso maschile, a scegliere tra monarchia e repubblica. 
Quel giorno gli italiani scelsero la repubblica con il conseguente esilio dei monarchi di casa Savoia.

La puntata di oggi della nostra rubrica L'Italia nel piatto ha come tema:
Piatto patriottico


Verde come la speranza di un mondo migliore, bianco come la purezza di intenti, rosso come il sangue versato dagli eroi. Questa è la mia bandiera. (Rossana Emaldi).

Nella mia cucina trovate un piatto, tipico di Foggia, che viene chiamato appunto "La Bandiera", in dialetto "A Bandir" per la presenza dei tre colori: il bianco della pasta, il rosso dei pomodori, il verde della rucola...pochi e semplici prodotti a rappresentare la genuinità della gastronomia pugliese!
La ricetta, semplicissima, l'ho trovata sul libro di cucina pugliese di Luigi Sada...santo libro!!!


Un abbraccio MILENA





















Ingredienti:

500 g. di patate
250 g. di ruchetta
500 g. di pomodori pelati o ciliegini
500 g. di pennette (io orecchiette)
olio evo
prezzemolo
spicchio di aglio
basilico
sale
peperoncino

Procedimento:

Far indorare l'aglio nell'olio, aggiungere i pomodori con peperoncino, prezzemolo e basilico, salare e far cuocere per 10-15 minuti circa.
Pulire e lavare la ruchetta. Pelare le patate, tagliarle a tocchetti, metterle in pentola sul fuoco con acqua fredda e portarle a ebollizione. Dopo un po' aggiungere la ruchetta e, appena si alza il bollore aggiungere la pasta. Quando questa è cotta al dente, colare il tutto, passare nel sughetto, far mantecare e servire caldo.




Sentiamo ora i profumi dei piatti delle altre regioni:

Trentino-Alto Adige:  Canederli al pomodoro http://www.afiammadolce.ifood.it/2015/06/canederli-al-pomodoro.html 




CUCINA PUGLIESE: Polpo con le patate al forno

$
0
0
La puntata di oggi della rubrica L'Italia nel piatto è dedicata ad un tema che adoro:
Sagre di pesce e piatti con pescato.

Vivendo in un paese di mare ho la fortuna di avere sempre a disposizione pesce fresco appena pescato, due passi...ed ecco il porto dove il pomeriggio si può ammirare l'arrivo dei pescherecci carichi di prelibato bottino! E' una scena bellissima che si perpetua ogni giorno e che non mi stanco mai di meravigliarmi ogni volta!

Il polpo per i baresi, qualsiasi sia il modo di prepararlo, è sempre amato ed apprezzato...gustato crudo poi è il massimo, ne ho già parlato altre volte!
Per questo appuntamento vi propongo il polpo con le patate al forno, un piatto tipico barese, un piatto dal profumo irresistibile di mare, gustosissimo e che con la cottura in forno lo rende leggero e sano!

Un abbraccio MILENA

















Ingredienti:

3 polpi da 250 g. circa cad.
700 g. di patate
qualche pomodorino ciliegia
2 spicchietti di aglio
prezzemolo
1/2 peperoncino
olio evo q.b.
poco sale
formaggio pecorino romano grattugiato q.b.
poco vino bianco

Procedimento:

Pulire i polpi, che devono essere stati precedentemente sbattuti ed arricciati, eliminando occhi, beccuccio e svuotando la sacca, lavarli e sgocciolare.
Sbucciare e lavare le patate ed affettarle.
In un tegame, meglio di terracotta, mettere un filo di olio evo, uno strato di patate condite con olio, aglio, prezzemolo, pomodorini tagliati, formaggio, un pizzico di sale, poi fare uno strato di polpi tagliati a pezzi e cospargere con gli stessi condimenti più il peperoncino ed una spruzzatina di vino bianco, terminare con un altro strato di patate, sempre conditi.
Infornare a 200° per circa 1 ora o fino cottura completa.






 Andiamo ora tutti a curiosare nelle altre regioni:


Friuli-Venezia Giulia: Tris di Regina di San Daniele

Lombardia: Trota saporita alla gardesana

Veneto: Spaghetti con acciughe e barba di frate

Valle d'Aosta: Il pesce di montagna

Piemonte: Trota in carpione

Liguria: La sagra dello stoccafisso e il cappuccino di stoccohttp://arbanelladibasilico.blogspot.com/2015/06/litalia-nel-piatto-la-sagra-dello.html


Toscana: Spaghetti con le vongole (alla livornese)

Abruzzo: Spaghetti alla chitarra con vongole veraci e ceci

Molise: La scapece molisana

Umbria: Trota al tartufo

Campania: Spaghetti Scampi e Telline

Puglia: Polpo con le patate al forno

Calabria: Quadaru 'i pisci

Sicilia: Turbante di pesce bandiera

CUCINA PUGLIESE: Pitta di patate salentina

$
0
0

Oggi vi propongo una ricetta tipica salentina, la pitta di patate, per la rubrica L'Italia nel piatto che ha come tema i Rustici come torte salate, focacce, flan, budini.

Per la ricetta della pitta salentina, che da tanto volevo prepararla, non potevo non attingere al blog di Lucia, salentina doc, che qui nel suo post della pitta...e che post ragazzi, non perdetevelo, tanto di cappello Lucia, davvero da incorniciare, ci fa una dettagliatissima spiegazione sulla differenza fra la pitta salentina ed il gattò campano (gateau in francese)....essì hai ragione Lucia, spesso la pitta viene scambiata per il gattò!!!

In breve le differenze: il gattò nacque nella metà del Settecento a Napoli, la regina Maria Carolina, innamorata della cucina di corte di Versailles dove regnava sua sorella Maria Antonietta, introdusse a Napoli il gusto signorile francese, fece arrivare i "monsieurs" i grandi cuochi di Versailles battezzati poi dai napoletani con il nome di "monzù" i quali diedero vita a famosi piatti partenopei come il crocchè, il ragù, il babà ecc. ed appunto il gattò.
Il gattò prevede burro, sappiamo quanto la cucina francese adori questo ingrediente, e poi mozzarella fiordilatte, salame, provola, questi ultimi, prodotti tipici campani...insomma tutti prodotti ricercati e raffinati per quel tempo.
La pitta invece vide i suoi natali in un periodo ancora più antico, sempre al sud, nelle campagne salentine, fra vecchie e decadenti mura di casa, ad opera di una contadina che, giorno dopo giorno, con disagi ed affanni doveva inventarsi il pranzo per sfamare marito e figli, pochi e semplici erano i prodotti a disposizione, qualche verdura che coltivava a fatica e poco ma ottimo olio salvato dall'avidità dei padroni...ed ecco la magia...il profumo, quel profumo che metteva allegria ai suoi cari e che contagiava anche la contadina, felice di averli saziati.

In apparenza simili gattò e pitta, ma ben differenti  per ingredienti  e situazione storica-sociale!

un abbraccio MILENA


















Ingredienti:

1,5 kg.di patate a pasta gialla
200 g. di pecorino salentino
1 uovo grande
mentuccia
un pugno di pane grattugiato
500 g. di cipolle dorate
400 g. di polpa di pomodoro San Marzano
una manciata di olive nere salentine
1 cucchiaio di capperi sott'aceto
sale q.b.
olio evo q.b.

Procedimento:

Lavare e mettere a lessare le patate coperte di acqua in una pentola per circa 1 ora, una volta cotte pelarle e passarle, mettere a raffreddare in una coppa.
Nel frattempo pulire ed affettare sottilmente le cipolle, farle imbiondire, senza farle scurire o bruciare,in abbondante olio evo per circa 10 minuti a fiamma bassa,se occorre aggiungere un goccino di acqua,  aggiungere poi i pomodori, lavati e fatti a pezzi, un pizzico di sale e far restringere. Poco prima di fine cottura, aggiungere i capperi e le olive snocciolate.
Far raffreddare bene sia le patate che il sugo.
Alle patate aggiungere l'uovo, poco sale, la mentuccia, un paio di cucchiai di sughetto ed impastiamo il tutto.
Ungere di olio una pirofila, io ho preparato anche due cocottine come monoporzione, fare uno strato con la metà delle patate, poi lo strato con il sugo di cipolle e coprire con l'altra metà delle patate, bagnarsi le mani per agevolare questa operazione, ungere appena di olio la superficie e spolverare con pane grattugiato.
Infornare a 200° fino a doratura.
Gustatela tiepida ma anche fredda è ottima!

https://www.facebook.com/LItaliaNelPiatto



http://litalianelpiatto.blogspot.it/


Andiamo a scoprire i profumi delle altre cucine:


Piemonte: La tartràhttp://j.mp/tartra 

Trentino-Alto Adige: El Flam

Friuli-Venezia Giulia: Sassaka con pane di segale 




Toscana: Porrea, torta di porri dei monaci di S. Lorenzo in Firenze
  

Abruzzo:Torta Rustica Abruzzese http://ilmondodibetty.it/torta-rustica-abruzzese/

Molise: Torta al formaggio molisana

Lazio: Pizza coi frizzoli 
  
Basilicata: Pizza rustica


Calabria:Fraguni 'e ricotta









Confettura di uva

$
0
0

Ancora tempo di uva e quindi perché non approfittarne per preparare un'ottima confettura? 

E' semplicissima da fare, armatevi di tanta pazienza per eliminare i noccioli e vi assicuro che dopo sarete ripagati dalla bontà e dal profumo della confettura di uva!

Ideale da consumare su fette biscottate o pane casereccio tostato per una colazione sana e genuina, ottima per deliziose crostate...e sui formaggi l'avete mai provata?

Io ho usato l'uva Italia, ma vanno benissimo anche altri tipi di uva bianca o nera o anche mista!




















Ingredienti:

1 kg. di uva bianca o nera matura
120 g. di zucchero ( se l'uva non è tanto dolce aumentare la dose dello zucchero)
1 mela (facoltativa)

Procedimento:

Staccare tutti i chicchi di uva dalla raspa, metterli in una coppa e lavarli bene per varie volte.
Poi aprire a metà ciascun chicco e privarli dei noccioli, mettere tutta l'uva in una grande pentola di acciaio e portare a bollore, aggiungere lo zucchero e la mela sbucciata e continuare la cottura  abbassando la fiamma e rimestando di tanto in tanto, facendo attenzione che non si attacchi al fondo.
La confettura sarà pronta quando si sarà ben addensata,  sempre valida la prova del piattino.
Riempire subito i vasetti sterilizzati, chiederli ermeticamente e capovolgerli per un po'.


un abbraccio MILENA

CUCINA PUGLIESE: Macedonia di frutta al Moscato di Trani DOP

$
0
0


Eccoci al secondo appuntamento mensile della rubrica L'Italia nel piatto e...per restare in tema con la puntata precedente (Dalla vigna alla cucina...ricordate?) oggi proseguiamo presentandovi un VINO tipico di ciascuna regione, argomento davvero imperdibile ed interessante!
Vi abbiamo convinti? 
Allora mettetevi comodi e seguiteci in questo percorso enogastronomico per assaporare le nostre eccellenze, mi raccomando...portate con voi un bel calice per brindare tutti insieme e gustando un goccino però eh... per ciascuna regione ne resterete piacevolmente inebriati e sorpresi!   

Nella mia cantina troverete il Vino Moscato di Trani DOC che ho usato per aromatizzare e rendere ancora più gradevole una semplice macedonia di frutta, ma che con il tocco del Moscato è stata davvero superlativa!!!



Il Moscato di Trani, deriva da uve Moscato bianco che in zona viene chiamato Moscato di Trani o Moscato Reale e viene prodotto essenzialmente  a Trani, una cittadina costiera a nord di Bari ed in un'estesa zona limitrofa che raggruppa altri 11 comuni.
Forse è uno dei vini più antichi della nostra regione, si afferma infatti che proprio dal porto di Trani partivano i vini indirizzati alle regioni del nord. Nella zona orientale della Puglia il commercio del vino esisteva già da quando i mercanti fenici vi si affacciarono per i primi scambi commerciali con il popolo dell'antica Puglia.

E' perfetto per accompagnare i nostri tipici dolci a base di pasta di mandorle o per i dolci tradizionali di Natale come le cartellate, ottimo anche se gustato insieme alla frutta ma anche con i nostri formaggi saporiti.

Il Moscato di Trani è un vino bianco dolce, il colore è giallo dorato con un'aroma intenso caratteristico, un gusto dolce vellutato ed una gradazione di 14,5°. 

(Notizie da una guida enogastronomica)


Se noi sappiamo gustare il
vino, il pane, l'amicizia,
sappiamo anche gustare, allo
stesso modo, ogni istante della
nostra vita, nel rispetto e
nell'ascolto silenzioso dei bei 
momenti che passano.

J. Tremolières














Ingredienti:

frutta di stagione
1 bicchiere circa di vino Moscato di Trani dolce
buccia di 1 arancia tagliata a la julienne
succo di 1 arancia non trattata
succo di 1 limone non trattato
foglioline di menta fresca
2-3 cucchiai di zucchero di canna

Procedimento:

Lavare bene tutta la frutta, sgocciolare e tagliare a piccoli pezzi in una coppa, aggiungere la buccia di arancia a la julienne, lo zucchero di canna, il succo dell'arancia e del limone, il vino e parte delle foglioline di menta tritate (altre foglioline serviranno per la decorazione), rimestare il tutto e porre in frigo la coppa coperta con pellicola per almeno 1 ora prima di gustare.

Un abbraccio MILENA

Visitiamo ora le cantine delle altre regioni:

Trentino-Alto Adige:  Vellutata al vino Lagrein Kretzenhttp://www.afiammadolce.it/2014/10/vellutata-al-vino-lagrein-kretzen.html

Friuli-Venezia Giulia: Colli orientali del Friuli Picolit  DOCG

Lombardia: I vini DOC di San Colombano al Lambro

Veneto: 


Piemonte: 


Emilia Romagna: Sorbetto alla MalvasiaDOC Colli Piacentini http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2014/10/sorbetto-alla-malvasia-doc-colli.html

Lazio: Anguilla alla marinara



Abruzzo:Il Vino Pecorino d'Abruzzo 


Umbria: Bocconcini di Mailae con Prugnole e Rubesco http://amichecucina.blogspot.com/2014/10/bocconcini-di-maiale-con-prugnole-e.html

Basilicata: NON PARTECIPA

Campania: Piedirosso Bio Igt V Campania 


Calabria:Greco di Bianco, il vino più antico d'Italia.

Sicilia: Gelatine allo Zibibbo

Sardegna:

Il nostro blog L'Italia nel Piatto http://litalianelpiatto.blogspot.it/









Crostata integrale con marmellata di amarene e pere

$
0
0

E' da circa un mese che sto tentando di cambiare tipo di alimentazione (problemi di trigliceridi alti soprattutto) eliminando farine bianche, zucchero bianco, grassi animali, derivati del latte... vabbè anche se il latte ormai non lo bevevo più da ormai dieci anni e passa, sostituendo il tutto con farine integrali, zucchero di canna, verdure a volontà, legumi, pesce, carne massimo una volta a settimana e frutta!
I risultati? Beh...fra qualche giorno ripeterò gli esami e vedremo...speriamo bene!!!
In bocca al lupo a me!!!!
Intanto, a prescindere dagli esami, penso di continuare su questa scia, fisicamente trovo giovamento soprattutto perché mi è completamente sparito il gonfiore perenne che avevo senza perdere peso però...eh si perché ho un peso ideale per cui spero anche di non dimagrire!!!

Alloraaaaaa...vi auguro buona Domenica lasciandovi un dolce , una crostata integrale con marmellata di amarene fatta in casa e pere, che ho preparato per i miei ospiti... sano, genuino, buonissimo,quel sapore rustico mi è piaciuto molto, leggera  e soprattutto ideale per chi ha necessità di seguire questo tipo di alimentazione senza privarsi di qualche golosità!



















Ingredienti:

300 g. di farina integrale
100 g. di zucchero di canna
120 g. di olio evo o di semi di arachidi
2 albumi
1 bustina di lievito per dolci
1 buccia grattugiata di limone non trattato
marmellata di amarene fatta in casa
2 pere a fette
1 spolverata di cannella

Procedimento:

Preparare la frolla come al solito con farina, zucchero, olio, albumi montati, buccia di limone grattugiato e lievito. Fare una palla e porre in frigo per circa mezz'ora.
Poi stendere la frolla (lasciare un po' di impasto da parte) con le mani nel tegame da forno coperto con carta oleata, disporre la marmellata di amarene, sopra le fette di pere, una spolverata di cannella e il resto dell'impasto sbriciolato.
Infornare a 220° per circa 20-30 minuti.

CUCINA PUGLIESE: Pomodori secchi sott'olio

$
0
0

Buongiorno ed eccoci qua, dopo la pausa estiva, con un nuovo appuntamento della rubrica L'Italia nel piatto!
Un saluto particolare alla nuova arrivata nel gruppo e rappresentante della Sardegna...benvenuta Daniela!
Il tema di oggi è:  SALSE, CONDIMENTI, CONSERVE E LIQUORI

Il periodo estivo è l'ideale per tutte quelle preparazioni che ci permettono di assaporare specialità anche durante i mesi invernali.

La mia cucina vi propone i pomodori secchi sott'olio.

Sono una vera ghiottoneria pugliese, ma anche di altre regioni del sud, che grazie a questa tecnica di conservazione ci regala un sapore unico e speciale di questo frutto della terra!
In puglia, il pomodoro si coltiva ovunque.
Un prodotto rubasole che, assunto allo stato semiverde, maturo o secco, come succo o salsa, è sempre portatore di vita nell'organismo.

Per preparare i pomodori secchi sott'olio servono dei bei pomodori maturi e sodi della qualità S. Marzano, anche se io uso spesso i pomodori locali della marina, più piccoli ma saporitissimi proprio perchè coltivati nelle campagne vicino al mare, per cui ne assorbono tutto il profumo marino.
E' bellissimo, soprattutto nel mese di luglio o primi di agosto, ammirare queste distese di pomodori messi ad essiccare al sole su tavole e graticci dalle massaie pugliesi!
Per facilitare la preparazione si possono acquistare i pomodori già secchi...poi basta solo metterli sott'olio!
Sono ottimi come antipasto, contorno, oppure su una bella frisella come spuntino, per farcire ottimi panini o solo secchi per insaporire sughi e condimenti.

Ed ora passiamo alla preparazione di questa specialità!

Un abbraccio MILENA














Ingredienti:

pomodori della marina o S. Marzano
1/2 aceto di vino bianco
1/2 di acqua
olio evo
aglio
prezzemolo
menta
peperoncino
sale

Procedimento:

Lavare i pomodori, scolarli bene ed asciugarli.
Tagliarli in due parti nel senso della lunghezza, adagiarli con la parte interna verso l'alto su un'asse di legno o meglio ancora su un reticolo, cospargere i pomodori di sale, senza esagerare, questo serve per far perdere tutta l'acqua che contengono i pomodori e farli seccare più velocemente, eventualmente coprirli con un velo (insetti vari sono sempre in agguato!) e metterli a seccare al sole per tutto il giorno avendo cura di rientrarli in casa la sera affinchè non prendano tutta l'umidità della notte, rendendo vano l'essiccamento. Ricordarsi anche di rigirare ogni tanto ciascun pomodoro in modo che  secchino da ambo le parti.
Questa operazione verrà fatta per almeno 4 o 5 giorni o fino a quando diventano belli secchi.
A questo punto ci sono delle alternative:
1) lavare i pomodori secchi in una soluzione di metà acqua e metà aceto
oppure
2) mettere sul fuoco un tegame con metà acqua e metà aceto, quando bolle spegnere il fuoco e versare i pomodori secchi  per qualche minuto (io uso questo metodo)
La quantità di aceto può variare in base ai propri gusti, c'è anche chi li lava solo con aceto.
Una volta scolati  bisogna asciugarli bene con carta assorbente o canovacci e farli raffreddare.
Ora si possono sistemare nei barattoli sterilizzati alternando pomodori secchi con prezzemolo, menta, aglio e peperoncino.
Versare l'olio evo nei barattoli badando a non lasciare bolle d'aria e controllando per qualche giorno il livello dell'olio, nel caso aggiungerne dell'altro.





Vediamo ora le prelibatezze delle altre regioni:

Piemonte: Salsa rubra

Trentino-Alto Adige: Confettura di susina di Dro D.O.P

Friuli-Venezia Giulia: Confettura di mele

Lombardia: La peverada

Veneto: Liquore al maraschino

Emilia Romagna: Scalogni sott'olio

Liguria: Trofie con calamaretti e bottarga su crema di cavolfiore
Toscana: Fichi canditi alla contadina
  
Umbria: Verdure in agrodolce

Abruzzo: Marmellata di Pesche

 Lazio: Fichi sciroppati con nocciole

Campania:Alici sotto Sale 

Basilicata: Aglio, olio e polvere di peperone crusco

Puglia: Pomodori secchi sott'olio

Calabria: " Provviste " con pomodori secchi

Sicilia: Pesto pantesco

Sardegna: Composta di susine, cipolla rossa, mirto nero e aceto balsamico







Tortine integrali con crema al limone

$
0
0

Semplici tortine che  oggi ve le propongo in versione integrale e con una gustosa crema al limone.
Un sapore rustico che ben si abbina al gusto agrumato della crema, perfette per la colazione, a fine pranzo o per una sana merenda pomeridiana accompagnate con dell'ottimo tè o caffè.
Ovviamente potete sostituire la crema al limone con quella al cioccolato, al caffè ecc...per renderle ancora più golose!

un abbraccio MILENA
























250 g. di farina integrale
150 g. di zucchero di canna
150 ml. di latte s/lattosio
100 ml. di olio di semi di arachidi
2 uova
1 bustina di lievito per dolci
1-2 bucce di limone grattugiate
1/2 l. di crema al limone o all’arancia o al cioccolato o al caffè (quella che preferite)
bagna al liquore o succo di arancia o latte

Procedimento:

In una coppa mettere la farina, lo zucchero, il lievito per dolci e miscelate.
A parte, in un’altra coppa, inserite il latte, l’olio di semi, le uova leggermente sbattute,  le bucce di limone grattugiate e miscelate.
Unire gli ingredienti umidi con quelli secchi ed amalgamare bene.

Riempire i pirottini , tipo quelle dei muffin, per poco più di metà con un cucchiaio, inserli nelle formine ed infornare a 170° per circa mezz'ora, senza farli scurire.
Una volta sfornati, far raffreddare, tagliare la calotta superiore, inumidire la base con una bagna che preferite , con la sac a poche fare uno strato di crema  sulla base, io ho preparato la crema al limone che potete vedere qui .
Bagnare leggermente anche la calotta, che dividerete in due e adagiatele sulla crema a forma di alette. Guarnire a piacere e spolverizzare di zucchero a velo.

CUCINA PUGLIESE: Focaccia con patate e rosmarino

$
0
0

Oggi vi portiamo in giro  alla scoperta di  meravigliosi profumi...quei profumi che ci regalano le stupende erbe aromatiche sparse ovunque nella nostra incantevole penisola! 
Il tema di questa puntata della rubrica dell'Italia nel piatto è infatti:
Erbe aromatiche e profumi di fine estate 

Le focacce qui da noi dominano le nostre tavole, ne trovate di tutti i gusti, si mangiano a pranzo, a merenda, a cena e...a colazione anche!
Nella mia cucina trovate oggi un'aromatica  focaccia con le patate e rosmarino, morbida, fragrante e soprattutto profumatissima, un'alternativa della classica focaccia pugliese con pomodori ed origano. 

Il legame che unisce la Puglia ed il rosmarino è il sole caldo ed avvolgente ed il mare di un azzurro fantastico, questa pianta aromatica cresce spontanea nei terreni asciutti e luminosi, sulle coste ed in riva al mare.
L'origine del nome pare derivi dal latino da rosa e maris cioèrosa del mare, secondo altri da rhusus e maris cioè arbusto di mare oppure ros e maris cioè rugiada del mare.
In cucina trova ampio spazio in molte ricette ed insaporisce molto gli  arrosti , a rametti o con gli aghi tritati. Le foglie, fresche o secche, l'olio essenziale  come pianta medicinale. Bellissime anche come piante ornamentali nei giardini come macchie, bordure o nei vasi su balconi e terrazze.

un abbraccio MILENA


Focaccia con patate e rosmarino
























Ingredienti:

150 g. di semola rimacinata
150 g. di farina 00
2 patate piccole lesse
10 g. di lievito di birra
1/2 cucchiaio di sale fino
1 cucchiaino di zucchero
200 ml. circa di acqua tiepida
olio evo
patate a fette q.b.
rosmarino
sale fino

Procedimento.

Preparare l'impasto mettendo sulla spianatoia la farina a fontana, al centro il sale fino, le patate lesse passate, lo zucchero ed il lievito sciolto in poca acqua tiepida.
Aggiungere poi man mano la restante acqua tiepida ed iniziare ad impastare, regolarsi con la quantità di acqua, a volte le patate sono più acquose e quindi diminuire la quantità di acqua, l'impasto deve risultare ne troppo liquido ne duro ma abbastanza morbido.
Ungere bene di olio evo una teglia ed adagiarvi il panetto, coprire con un canovaccio e mettere a lievitare per circa 1 ora e mezza nel forno spento.
Una volta che l'impasto è lievitato spargere un pò di olio evo sulla superficie ed eventualmente allargare con le mani fino a coprire il tegame, salare leggermente e coprire con delle fette sottili di patate crude, salare leggermente anche queste ed infine spolverare con aghi di rosmarino.
Infornare a 230° circa per circa mezz'ora o fino a cottura e doratura.









Andiamo a scoprire i profumi delle altre regioni:

Piemonte: Timballo di verdure grigliate al profumo di menta di Pancalieri

Muffin salati con zucchine e spek

$
0
0

Muffins salati con zucchine e speck. Questi sono i primi muffins salati che ho preparato tempo fa, poi ne ho fatti altri cambiando gusto!
Sfiziosi, saporiti, sofficissimi, semplici da preparare e soprattutto si prestano a svariati abbinamenti di ingredienti.
Sono ideali per un buffet, come antipasto, per uno spuntino veloce e sicuramente piaceranno tanto anche ai bambini!
Gustati poi tiepidi danno il massimo del sapore!

un abbraccio MILENA
























Ingredienti:

250 g. di farina 00
2 uova medie
100 ml. di olio di semi di arachidi
150 ml. di latte
1 bustina di lievito in polvere istantaneo per salati
1 cucchiaino di sale
200 g. di zucchine
qualche fetta di speck
formaggio grana grattugiato
1 spicchio di aglio per soffriggere le zucchine
a piacere menta basilico o prezzemolo
olio evo q.b.
pepe

Procedimento:

1) Lavare le zucchine e grattugiarle alla julienne, soffriggerle appena in un tegame con l'olio evo e lo spicchio di aglio tritato.
2) In una coppa sbattere leggermente le uova, aggiungere il latte, l'olio di semi di arachidi, gli odori, qualche cucchiaiata di formaggio grattugiato e pepe.
3) Setacciare la farina con il lievito ed aggiungerla al composto delle uova, amalgamare delicatamente, aggiungere poi le zucchine eventualmente scolate dell'olio in eccesso e qualche fetta di speck a pezzi, amalgamare ancora-
4) Versare il composto nei pirottini da muffin senza riempirli fino all'orlo ed infornare a 170° per circa 30-40 minuti e fino a doratura.

CUCINA PUGLIESE: Orecchiette con purè di fave e cipolla rossa di Aquaviva

$
0
0
Altro appuntamento speciale  questo mese con la rubrica L'Italia nel piatto e con piacere diamo anche un grande benvenuto alla nostra Silvia, nuova rappresentante delle Marche!

Protagonista assoluta di questa puntata imperdibile è:
la Pasta Fresca.
Da nord a sud vedremo in bella mostra sui tavolieri o spianatoie tanti formati tipici di pasta fresca delle varie regioni.

Nella mia cucina trovate le famose orecchiette!

Non si hanno notizie certe sulle origini delle orecchiette, vennero diffuse in Puglia tra il XII e il XIII secolo a partire da Bari dove tutt'ora rimane uno dei primi piatti più squisiti. Forse provengono dalla zona provenzale francese, dove fin dal Medioevo si preparava una pasta simile, a forma di disco, spessa ed incavata al centro che si faceva seccare per conservarla più facilmente per i periodi più magri o per essere imbarcate in grandi quantità su navi che dovevano fronteggiare lunghi viaggi. Pare che poi furono diffuse con l'attuale nome in Puglia e Basilicata dagli Angioini che nel Duecento dominavano le terre delle regioni.
Lo scrittore napoletano ed esperto degli usi e costumi dell'Italia meridionale Giambattista del Tufo, in un'opera del 1500 parlando delle "strascinate e maccheroni incavati di Bari" attribuisce il legame delle orecchiette proprio al capoluogo pugliese.
Nel 1500 inoltre viene ritrovato negli archivi della chiesa di San Nicola di Bari, un documento di cessione di un panificio dove si può leggere come il proprietario del panificio nel cedere l'attività alla figlia, indicasse  come dote matrimoniale quella di preparare le famose "recchjetedde".

L'orecchietta (o strascenate, o recchjetèdde, o rècchje, o rècchje de prèvete, chianchiarelle, stacchjoddi, tutti nomi dialettali ad indicare orecchiette più grandi, più piccole, meno concave, schiacciate, ecc.) è la regina indiscussa fra le tante paste fresche che le nostre massaie pugliesi usano preparare in casa.
Le orecchiette rappresentano la tradizione gastronomica della Puglia e la loro lavorazione manuale le rende ancora più speciali ed insuperabili (niente a che vedere con quelle industriali).

Hanno una forma tondeggiante e concava, come piccole orecchie, rugosa all'esterno e più liscia all'interno, una forma ideale a raccogliere prelibati sughi e condimenti quelle piccole, con le verdure quelle grandi.
I piatti più famosi  per eccellenza a Bari sono appunto le orecchiette con le cime di rape e le orecchiette con il ragù, ricette che avevo già postato altre volte, oggi vi presento invece un piatto di orecchiette con prodotti tipici pugliesi, purè di fave e cipolla rossa di Acquaviva.

Tutte le varianti si preparano utilizzando esclusivamente semola (NON rimacinata) ed acqua, a piacere anche un po' di sale, ma tanto verranno comunque lessate in acqua salata e si realizzano appunto "strascinando" con la "sferr" (coltello con la punta tonda) pezzettini di pasta sulla spianatoia.
Ma vediamo in dettaglio come si preparano.
Sulla  spianatoia si mette la semola a fontana, al centro l'acqua tiepida q.b.  e si impasta energicamente sino ad ottenere una massa consistente liscia e soda, si forma un panetto, si copre con un piatto, o pellicola e si mette a riposare una mezz'ora. Poi si ricavano dei cilindretti spessi quanto un dito e si ritagliano dei pezzettini  che verranno strascinati sulla spianatoia con il coltello quasi a formare un cavatello, poi con un colpo di pollice lo si rovescia a formare l'orecchietta...semplice, eh!

Questo metodo viene usato in tutta la Puglia... ma a Bari?

A Bari è tutta un'altra storia... ! E' solo a Bari che si usa un  metodo dove praticamente l'orecchietta, senza bisogno di rovesciarla sul pollice, esce già bella e pronta dopo solo averla strascinata con il coltello e...udite udite...è questo il metodo che da circa un anno sto cercando di utilizzare,  così le faceva mia madre, mia zia, mia nonna e, se capitate nella città vecchia di Bari non mancate di farvi un giro nelle stradine dove potrete ammirare donne intente a lavorare in questo modo le orecchiette, all'aperto. sull'uscio di casa...uno spettacolo unico!
E' facile realizzare le orecchiette così?
Per niente proprio, ci vuole tanta esperienza, tanta abilità, tanta pratica, tanta pazienza!!!
Non perdetevi il video qui sotto che ho realizzato mentre preparavo le orecchiette, due risate sono assicurate, è il primo video che ho fatto, moooooolto casalingo, beh...un pò lentina, ma solo per farvi vedere la lavorazione, uhmmm...ma quanto tempo ci vorrà affinché arrivi alla perfezione e velocità  di mia madre?! Non so, per ora sono comunque super contenta, ogni volta è a lei che penso...e che dire...per me è anche un rilassamento totale...con la musica poi!!! !

un abbraccio MILENA


































Ingredienti:

300 g. di orecchiette fatte in casa 

200 g. di fave secche sgusciate
1 spicchio di aglio 
olio evo
sale
1-2 cipolle rosse di Acquaviva

Procedimento:


Mettete a bagno per 1 ora le fave, ( io evito questo passaggio). Poi scolatele e mettele a cuocere in un tegame coprite di acqua, l'ideale sarebbe nel pignatello, una sorta di brocca di terracotta, a fiamma bassissima, aggiungete uno spicchio di aglio  e un filo di olio evo, portate a cottura, girando di tanto in tanto, senza alzare mai la fiamma, diventerà una bella crema di fave, alla fine salate un pò.
Una volta cotte le fave, lessare le orecchiette in abbondante acqua salata, nel frattempo fare un soffritto di cipolle rosse tagliate a fettine.
Scolare la pasta, versare in una coppa ed amalgamare con il purè di fave ed il soffritto di cipolle.








Andiamo ora a scoprire le meravigliose paste fresche delle altre regioni:

Piemonte: Agnolotti piemontesi conditi con la (il?) barbera

Trentino-Alto Adige: Frittatensuppe

 Friuli-Venezia Giulia:  Blecs con Tazzelenghe

Lombardia: Tortelli di zucca mantovani

Veneto: Bigoli con ragù d'anatra

Emilia Romagna: Maccheroni alla bobbiese
  
Liguria: Tagliolini alle borragini con crema di ricotta 

Toscana: Tortelli maremmani

Marche: Le pincinelle marchigiane per l'Italia nel piatto

Umbria: Tagliolini con battuto

Abruzzo:Maccheroni alla chitarra
  
Lazio: Gli strigliozzi 
   
Campania: Pettole e Fagioli

Basilicata: Fusilli lucani - maccheroni filati al ferretto

Puglia: Orecchiette con purè di fave e cipolla rossa di acquaviva   

Calabria: Struncatura cà muddhica e alici salati

Sicilia: Ravioli di ricotta 





Notizie wikipedia

Viewing all 230 articles
Browse latest View live